Limerick di Villerose
frammenti di memoria
C’era un sarto a Villerose
Che l’ago mai depose.
Tra un taglia e cuci non c’era verso
Che non scrivesse o recitasse un verso
Quel poetico sarto di Villerose
A Roma andò Mario di Ville
Portava in mano delle spille
Camminando puncicò un romano
Che rabbioso disse “sei un villano”
Come lo sa, pensò, che son di Ville?
Un’anguria non sua portò D. a “le Cofette”
Aspettavano vogliosi di farla a fette
Tre compari suoi in malefatte
Che alla fiera di Ville venivan fatte.
Impuniti! C’ero anch’io a “le Cofette”
piazzetta del monumento caduti (foto di....)
C’era un Francesco maestro di Villerose
Pedalava ogni dì per Borgorose.
A Frattifranconi sempre bucava
E mammasantissima esclamava.
Dispettosi scolari di Villerose!
Luciano
La domenica al “Serbatoio” si saliva
Noi ragazzi con Bontempi che ci guidava.
Lungo il sentiero caramelle nascondeva.
Fortunato chi primo le scorgeva.
Un’ora lieta, caro Luciano, così passava
Un signore di Ville di nome Nicola
l’organo, che al prete poi fece gola,
la domenica alla messa suonava.
Celesti armonie in noi evocava
quel gentiluomo di nome Nicola
Bassottello era un uomo di Ville
Non mancava d’ingegno sottile
Uova passava per fresche di giornata
Buone, diceva, per fare frittata.
Estroso Foglittu di Ville!
C'era un contadino a Villerose
Cercava tra le promesse spose
Chi la vanga sapesse adoperare
E lui lasciar riposare
Quel furbo contadino di Villerose
Mimmo Marconi (in alto) e (da sinistra) io, Mario Padovani
Alessandro Marconi, Tullio
C’era un uomo di bassa statura
che frutta vendeva e verdura
Sconti non faceva e mano al petto,
A tutti ripeteva: “Ci-rimetto”
Cosi nomata è rimasta la sua figura
Don Lino De Sanctis
Alla messa che don Lino celebrava
la gente di Ville devota si recava.
Da Nicola l’Agnus Dei era sonato
e da Toto e Abramo era cantato.
Exsultabat spiritus ed al ciel mirava
L’allora via “elle prata” con il grande Olmo
C’era un Franchi che su tutti primeggiava
quando lucida palla di ferro lanciava
la domenica lungo la“via elle prata”
tra l’allegra di vino brigata.
Poi sotto l’olmo il premio sorseggiava.
Indelebile è il ricordo d’un giudice nostrano
che non disdegnava il sapor del follacciano.
Assaggiava dall’uno e dall’altro bigoncio
per maturare, diceva, un giudizio acconcio.
Poi si sfilava, indenne, quel giudice nostrano
Via del Fossato
Fragranza di pane fresco inondava
il “Fossatu” quando Damia sfornava
focacce, pane, pizze ed ogni delizia
che il solo odor infondeva letizia.
Ma a noi solo una fiutata spettava
Rosso vivo il ferro Andrea estraeva
dalla forgia a carbone e sull’incudine poneva.
Col martello,tra le scintille, forma gli dava
e cavalli,asini,muli ed altri poi ferrava
quell’artigiano che il mestier suo sapeva
Monumento caduti in guerra (foto di ….)
A monte e a valle due eran le maestre di Ville
che l’abc infondevano alle genti di Ville.
Severa e schietta la “gnora” Checchina.
dolce e materna la “gnora” Cristina
Del futuro di noi scolari eran Sibille
Resti vecchia chiesa S.Croce
vecchia fonte
Inaridita e silente è la vecchia fonte di Villerose
Tra risse di precedenza ed allusioni amorose
un dì riempiva, gioiosa, le conche delle donne,
giovani destinate ad esser le nostre bisnonne.
Quante ne sai di storie vecchia fonte di Villerose!
C’era un Matteo , signore schivo,
ma di paterno affetto espansivo.
Per il Cicolano ogni dì con la moto andava
et omnia animantia sapienter curava
quel dottore di Ville, signore schivo.